Molti colleghi vorrebbero sapere qualcosa sulla prossima riorganizzazione dell’Area Vigilanza. Esistono infatti gruppi di lavoro che per questo fine studiano e lavorano da anni, ma nessuno ha sinora sentito il bisogno di coinvolgere, informare, rendere partecipi i compagni di lavoro.
E’ quindi naturale che fiocchino storielle più o meno verosimili e che i colleghi si sentano un filino presi per il naso, essendo la Vigilanza cosa di tutti (e fondamentale per l’intero Istituto) e non un giocattolo in mano a una combriccola di capetti che si riuniscono di nascosto e giocano con le funzioni, le strutture e le persone scambiandosele come i giocatori del Fantacalcio.
La storia più gustosa ce l’ha raccontata un amico. La riorganizzazione funziona così: aumenta il numero dei Servizi. Uno dice: ma già la precedente riorganizzazione ha fatto questa geniata, e la Vigilanza funziona peggio di prima. Obiezione respinta: se aumenta il numero dei servizi, aumenta il numero delle poltroncine di Capo Servizio e di Vice Capo Servizio, si sistemano un po’ di posizioni, qualcun altro lo sbologniamo a Francoforte e per un po’, a certi livelli, non mugugna nessuno. Ti pare poco?
Una volta completata questa geniale operazione di moltiplicazione dei pani e dei pesci a uso e consumo di pochissimi, si può finalmente pensare agli altri. No, non ai colleghi Funzionari, Coadiutori, Assistenti e Vice dell’area. No, ci riferiamo ai Funzionari Generali. Non è giusto pensare anche a loro? Ma certo che sì! Al Funzionario Generale si affiancherebbero addirittura due Vice Funzionari Generali (figura peraltro non prevista dal Regolamento del Personale, quindi questa è la parte più inverosimile della storia): uno di provenienza Vigilanza, almeno ne capisce qualcosa, e uno di provenienza di altra Area dove per definizione sono tutti bravissimi, vengono sempre promossi tutti e quindi è esportatrice netta di Funzionari Generali, membri del Direttorio, riserve della Repubblica, ecc. ecc..
E gli altri, direte voi? Gli altri sono i giocatori del Fantacalcio, le pedine di un gioco a cui non possono partecipare con autonoma volontà. Spiacenti, il resto si saprà a giochi conclusi, a decisioni già prese, che è un bel modo per dimostrare la considerazione che si ha per il personale da parte dei capi. La Vigilanza, d’altro canto, è “cosa loro”. E anche Francoforte vorrebbero che diventasse “cosa loro”.
Anche il contenuto dell’ultimo messaggio sul progetto del SSM, ossia dell’Unione bancaria, appare coerente con questa logica “proprietaria”. La Banca comunica poco, ma se quando comunica ripete in gran parte cose già dette nel roadshow BCE, non permette grandi passi avanti. Inoltre, questa fase avanzata viene gestita solo attraverso una rigida procedura informatica (casella funzionale, sito sharepoint): invece, questa mitica task force del Personale potrebbe più utilmente presentarsi alle strutture e confrontarsi con i mille chiarimenti che i colleghi attendono (automatismi nel rientro post-aspettativa, avanzamenti e concorsi in corso di aspettativa, formazione, ricongiungimento delle posizioni previdenziali, versamenti doppi per il Fondo Complementare, interruzione dei versamenti INPS, come già segnalato dal SIBC lo scorso 21 giugno, ecc.).
Soprattutto, le modalità di selezione del personale restano del tutto opache. E quel che è peggio, la Banca impone ai colleghi interessati di informare le Direzioni sin dal momento della candidatura, che poi “sarà valutata anche sentita la Direzione d’appartenenza”. In mancanza di criteri chiari per orientare la scelta, ciò significa, di fatto, attribuire un implicito e discrezionalissimo potere alla Direzione, prima ancora che l’aspirazione del singolo possa manifestarsi al Personale o - Dio non voglia - direttamente alla BCE, di favorire, incoraggiare, oppure, al contrario, ostacolare esercitando forme di “moral dissuasion” facilmente immaginabili, predeterminando così l’esito del processo di selezione.
Sommare l’opacità dei criteri di selezione con una simile “rete di contenimento” sulla stessa manifestazione delle candidature può dar luogo a esiti equi per i colleghi ed efficienti per l’Istituto? Difficile pensarlo.
Come ha annotato correttamente pure il CIDA, il rischio è che scelte di grande rilievo come quelle del personale da impiegare a Francoforte finiscano con l’essere subordinate ad aspetti “microgestionali”incoerenti con l’importanza del passaggio che la Banca affronta.
Per non farci mancare nulla, alla faccia del principio secondo cui contano le competenze e non il grado (anzi, secondo la ipotetica proposta della Banca di riforma delle carriere, “bisogna superare i gradi”), e in spregio del fatto che il sito della BCE non pone vincoli di grado (anzi, è aperto anche agli esterni alle BCN!), in qualche parte della Vigilanza sono circolate mail del Capo Servizio in cui si invitavano i colleghi a manifestare disponibilità per il progetto.
Mail dalle quali sono stati astutamente esclusi tutti gli assistenti, vice e superiori (e dire che ce ne sono anche moltissimi laureati, esperti, estremamente competenti... forse troppo?). Hai voglia a dire che “il saio non fa il monaco”. In Vigilanza (e non solo) il grado fa la competenza. In quale lingua lo spiegheranno a Francoforte?