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lunedì 1 luglio 2013

Mense, i nodi vengono al coltello

Dopo varie denunce relative ai disservizi dell’appalto mensa, dal 2009 in mano alla società Compass grazie al consueto, illuminato risparmio sulla pelle dei colleghi, lo scorso 11 dicembre il settore competente dell’Amministrazione finalmente rispose, fornendo alcune informazioni, in gran parte già conosciute (ma pur sempre meglio di certi Servizi che fanno proprio finta di non sentire):
  • i ritardi “sui tempi di predisposizione del bando” di appalto ci sono stati, è vero, ma sono stati causati da “l’attività di revisione dell’intero assetto contrattuale.. condotta con l’ausilio di un consulente” (e ci mancherebbe: a cosa servono i consulenti esterni, se non a causare ritardi oltre che a puppare soldi?); una volta bandita la gara d’appalto...
  • il termine ultimo per la presentazione dell’offerta era fissato al 21 settembre 2012, ma...
  • solo dopo l’apertura delle buste, sono stati approfonditi aspetti giuridici sui requisiti di partecipazione delle imprese; non paghi di ciò...
  • si è “reso necessario l’allungamento dei tempi per consentire alla Commissione giudicatrice di completare l’iter di ammissione dei concorrenti alla successiva fase” (non sia mai che ci facciamo mancare una Commissione);
  • dopo di che, toccava procedere a “l’esame dei corposi documenti prodotti dai concorrenti”;
  • poi venivano assegnati i punteggi per le offerte tecniche, poi si procedeva “alla convocazione della terza seduta pubblica per l’apertura delle offerte economiche”, poi si dichiarava l’aggiudicazione provvisoria, poi si sottoponeva tutto al giudizio di legittimità della Commissione spese (un'altra Commissione?!), poi si aspettavano 35 giorni per eventuali ricorsi, insomma....
  • alla fine, la Banca - che pure da tre anni conosceva la data di scadenza del contratto con la Compass - si rivolgeva alla Compass per chiedere una proroga di ben sei mesi, ossia fino al 30 giugno 2013.

La Compass, però, giocava al rialzo, avendo il coltello dalla parte del manico. E rispondeva qualcosa del tipo: “niente proroga di sei mesi, se vuoi una proroga me la dai di 12 mesi, altrimenti ti arrangi, e i tuoi dipendenti non mangiano” (in realtà, anche con la proroga in quasi tutte le mense stanno mangiando poco e soprattutto male, ma tant’è...).
La Banca accettava a malincuore il prolungamento estorto in questo modo (“è stato quindi necessario prorogare il contratto in vigore fino al 31 dicembre 2013”).

Acclarato quanto sopra, resta però il fatto che, se la Banca d’Italia aveva chiesto una proroga solo fino al 30 giugno 2013, significava che la Banca era certissima che entro il 30 giugno avrebbe concluso tutte le operazioni per l’assegnazione e l’avvio del nuovo appalto.
Stranamente, però, il 30 giugno è passato e non sappiamo ancora nulla.
Non sappiamo se è stato aggiudicato l’appalto, non sappiamo a chi è stato aggiudicato, non sappiamo sulla base di quali punteggi ottenuti nei profili più significativi (eventuale ribasso sulla base d’asta, caratteristiche e organizzazione del servizio, qualità delle derrate, ecc.).
Non comprendiamo i motivi di questo ritardo, se di ritardo si tratta, né di tanta reticenza, se di reticenza si tratta. Tertium non datur.
Se in linea generale riteniamo che la trasparenza sia uno strumento di gestione non rinunciabile, qui è necessario fare un enorme passo avanti, trattandosi di questioni che - in passato - hanno condotto a soluzioni a dir poco “pasticciate” e gravemente insoddisfacenti per la larghissima maggioranza dei colleghi.
A maggior ragione se, come in questo caso, il tema riguarda da vicino la salute di ogni collega.

Ci aspettiamo quindi, con sollecitudine, i necessari chiarimenti sulla conclusione della gara d’appalto per le mense della Banca d’Italia.