1. SOSTIENE IL (NEO) DIRETTORE GENERALE...
L’incontro ufficiale con il nuovo Direttore Generale, Salvatore Rossi, ha consentito alla Delegazione aziendale una parziale riformulazione dell’orientamento esposto dal dottor Saccomanni lo scorso 11 aprile, in merito alla chiusura di 23 Filiali specializzate all’utenza e 6 Divisioni delocalizzate di Vigilanza.
Il Direttore Generale, in sintesi, ha affermato che:
- dopo l’incontro dell’11 aprile si è oggettivamente determinata una situazione di stallo nelle relazioni sindacali, stallo che danneggia la Banca e tutti i lavoratori;
- l’obiettivo della Banca di "superamento della base provinciale dell’attività" resta pienamente confermato, nell’ottica di una maggiore efficienza “nell’amministrazione delle risorse pubbliche”;
- tempi e modalità con le quali la Banca intende perseguire tali obiettivi sono "tutti da definire" (così correggendo le tempistiche indicate da Saccomanni, 2014-2015, ndr); su tali aspetti (ossia tempi e modalità) la Banca intende confrontarsi con i sindacati, evitando di “penalizzare le persone coinvolte e valorizzandone le potenzialità professionali”;
- ora le priorità dell’Amministrazione sono la chiusura del contratto 2010-2012, che dovrebbe comprendere la riforma dell’orario di lavoro, la riforma delle carriere, la revisione di missioni e trasferimenti.
2. SUPERARE L'OSTACOLO
La Delegazione del SIBC, pur apprezzando riflessioni e toni diversi da quelli del predecessore, nonché alcune parziali modifiche del concreto contenuto programmatico esposto, ritiene che sia necessario (e possibile) fare molto di più.
Chiediamo al nuovo Direttore Generale di dar prova di capacità di ascolto e di “libertà intellettuale”.
Superare l’ostacolo, costituito da un progetto “prestabilito”, quello della chiusura di 29 ulteriori strutture periferiche, apparentemente immutabile nei contenuti e il cui mero accantonamento temporale non può soddisfarci: la chiusura prospettata rappresenta un tassello ulteriore dell'indebolimento in atto dell’Istituto.
Spalancare la porta a un confronto vero, senza posizioni pregiudiziali (per intenderci: senza che la Banca ne abbia predeterminato l’esito, rendendo tutto una farsa) e che non estrometta settemila colleghe e colleghi dalla possibilità di contribuire a definire un futuro diverso e migliore per la nostra Istituzione.
Va precisato, anche a beneficio di talune Organizzazioni sindacali, che il problema costituito dal progetto aziendale dell’11 aprile non risiede in quella che più volte è stata definita la sua “intempestività”. Il problema non è “l’intempestività”, è il contenuto. Sono gli obiettivi non concordati e pericolosi per i colleghi direttamente e indirettamente coinvolti. Sono i danni che sarebbero arrecati al ruolo dell’Istituzione Banca d’Italia.
Pertanto, in piena coerenza con l’obiettivo dichiarato da tutte le Organizzazioni sindacali con le lettere del 27 maggio scorso, il SIBC ribadisce la richiesta al neo Direttore Generale di superare il piano di ridimensionamento presentato dall’Amministrazione, e aprire un confronto verocon “l’obiettivo di un rilancio della rete territoriale”. Un obiettivo già dichiarato nella lettera che, nel novembre 2011, SIBC e FALBI scrissero all’allora Segretario Generale Salvatore Rossi (!), “per impedire che in futuro si proceda ad ulteriori dolorosi tagli, aggredendo, in particolare, le 25 Filiali specializzate nei servizi all’utenza e le 6 Divisioni delocalizzate di Vigilanza” al fine di “avviare, tempestivamente, un confronto fra le parti”.
3. APRIRE AL CAMBIAMENTO
La nostra valutazione è che una condizione razionale per il confronto sia la effettiva disponibilità della Banca non tanto e solo ad accantonare temporalmente il progetto, ma a rimetterne in discussione obiettivi e contenuto, da ripensare integralmente insieme ai rappresentanti dei Lavoratori.
3. APRIRE AL CAMBIAMENTO
La nostra valutazione è che una condizione razionale per il confronto sia la effettiva disponibilità della Banca non tanto e solo ad accantonare temporalmente il progetto, ma a rimetterne in discussione obiettivi e contenuto, da ripensare integralmente insieme ai rappresentanti dei Lavoratori.
Se questa condizione di buon senso verrà accolta, il SIBC intende contribuire, da subito e nell’interesse di tutti i settemila colleghi, ivi compresi i 530 direttamente colpiti dalle prospettate misure, a far decollare finalmente una stagione di riforme che – come detto con efficacia dallo stesso Direttore generale – siano in grado di “svecchiare il modo di lavorare, dare a tutti un’organizzazione più efficiente, agevolare il ricambio generazionale e di genere”.
Sarebbe deleterio mancare un’occasione straordinaria di riforme che - sia ben chiaro a tutti - saranno possibili solo se elaborate e indirizzate in direzione di una rinnovata centralità dei Lavoratori, da troppi anni ignorati dall’ordine di priorità dettato dall’Amministrazione.
L’elaborazione di un “piano strategico a 360°”, che inizialmente il SIBC chiedeva da solo e che sempre più Organizzazioni ora sembrano riconoscere nella sua validità, rappresenta la migliore difesa degli interessi di ognuno dei settemila colleghi della Banca d’Italia. Esso andrà imperniato su una serie di riforme essenziali per il personale, in grado di rivoluzionare il modo di stare in Banca:
- la riforma delle carriere, del sistema degli inquadramenti e della valutazione;
- la riforma dell’orario di lavoro;
- il superamento del blocco contrattuale, con la riparametrazione degli stipendi 2014 allo stato “senza blocco” anche per evitare discriminazioni fra generazioni;
- l’equilibrio dei trattamenti pensionistici (a proposito del quale, è emerso nel corso della riunione che occorreranno ancora “settimane” per scoprire il frutto del lavoro ultrannuale della c.d. Commissione Paritetica sul Fondo Complementare, confermando i nostri timori di una inqualificabile uscita ferragostana);
- l’equa ripartizione delle risorse fra aree e professionalità della Banca.
Questi temi constituiscono l’ossatura di un serio e credibile cambiamento dell’“agenda delle cose da fare”. Ripartire dalle eguali opportunità fra tutte le colleghe e i colleghi, senza discriminazioni di grado, genere, generazione, area lavorativa. Restituire a ognuno dignità, certezze e i dovuti riconoscimenti professionali ed economici.
Un vero cambiamento del percorso intrapreso pretende che si investa - dopo un tempo immemorabile - sul personale e sui meccanismi di incentivazione e riconoscimento economico e professionale.
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Il Direttore Generale, al termine del confronto, che ha visto ribadire generali critiche al piano dell’11 aprile, ha annunciato una riflessione sulle indicazioni ricevute, dichiarando la volontà di imperniare il rapporto con i Sindacati su una base di dialogo e confronto costante.