Nel corso del Congresso del SIBC dello scorso mese di dicembre, si sono succeduti sul palco interventi di grande spessore umano, intellettuale, culturale. Fra di essi, pubblichiamo oggi quello di Michele Rizzolli, particolarmente significativo per spiegare come le innumerevoli azioni del nostro Sindacato rispondano a una logica moderna e coerente, capace di assicurare una vera tutela a ciascun lavoratore della Banca d'Italia.
Esistono questioni che, pur astratte e generali, sono decisive per comprendere l’efficacia dell’azione di un sindacato moderno, maturo e responsabile come quello cui aderiamo.
Esistono questioni che, pur astratte e generali, sono decisive per comprendere l’efficacia dell’azione di un sindacato moderno, maturo e responsabile come quello cui aderiamo.
Il rapporto tra lavoro, dignità dell’uomo e agire del sindacato, sono indissolubilmente legati a concetti generali quali:
- la trasversalità della rappresentanza delle diverse categorie di lavoratori, per grado, genere e generazione;
- l’effettiva indipendenzadel sindacato da ogni interferenza interna ed esterna.
Il SIBC, come ogni giorno possiamo sperimentare concretamente nelle sue molteplici iniziative, considera il lavoro elemento essenziale della dignità umana. Il SIBC è conscio che bisogna affrontare il diritto dell’uomo al lavoro e alla dimensione che ne consegue, come elementi fondamentali di una vera e decisiva promozione sociale.
IL LAVORO COME PROMOZIONE SOCIALE
L’attività lavorativa, nella molteplicità delle azioni delle quali l’uomo è capace, è una delle caratteristiche fondamentali che distingue l’essere umano. Il lavoro porta su di sé un particolare segno dell’uomo: il segno di una persona operante in una comunità di persone.
Un sindacato degno di tale nome deve sempre ricordare che il lavoratore, come essere capace di agire, di decidere di sé e tendente a realizzare se stesso, compie varie azioni appartenenti al processo produttivo che, indipendentemente dal loro contenuto oggettivo, devono tutte servire a realizzarlo, ovvero a compiere la vocazione ad essere persona che gli è propria a motivo della sua stessa umanità.
Il SIBC riconosce che il diritto dei lavoratori di associarsi, ovvero di formare delle associazioni o unioni, che abbiano come scopo la difesa degli interessi vitali degli uomini impiegati nelle varie professioni, deve innanzitutto tener conto che questi “beni fondamentali” sono comuni per tutti, anche se ogni tipo di lavoro, ogni ruolo o grado possiede una sua propria specificità, oltre che necessità, all’interno di ogni organizzazione.
Il SIBC è consapevole che il fondamento per determinare il valore del lavoro umano è quindi il fatto che colui che lo compie è una persona: le fonti della dignità del lavoro si devono cercare soprattutto non nella “dimensione oggettiva”, ma nella sua “dimensione soggettiva”. Ciò significa che il primo fondamento del valore del lavoro è l’uomo stesso, il suo soggetto. A ciò si collega immediatamente una conclusione fondamentale di natura etica: per quanto sia una verità che l’uomo è destinato ed è chiamato al lavoro, però, prima di tutto, il lavoro è per l’uomo e non l’uomo per il lavoro.
L'IMPORTANZA DELLA TRASVERSALITA' DELLA RAPPRESENTANZA
Anche se i vari lavori compiuti dagli uomini hanno un maggiore o minore valore oggettivo, un vero sindacato sa che ognuno di essi ha un minimo comune denominatore che si misura prima di tutto con il metro della dignità del soggetto stesso del lavoro, cioè della persona che lo compie.
In ultima analisi, un sindacato che possa definirsi veramente tale, perché difende questi valori fondamentali del lavoro, non può e non deve dividere il personale in diverse categorie che decide, più o meno liberamente, di rappresentare o meno, perché deve innanzitutto riconoscere e accogliere che lo scopo ultimo della sua azione rimane sempre e comunque l’uomo, indipendentemente dal ruolo e dal grado che egli ricopre in ciascuna organizzazione.Al di là dell’appartenenza a diverse categorie, un sindacato deve quindi prefiggersi di saper rappresentare tutte le componenti lavorative che compongono la compagine di un’organizzazione, per il bene di ciascuno, di tutte le varie categorie di lavoratori e in ultima analisi per l’istituzione stessa di cui i lavoratori fanno parte.
Ecco il vero valore della trasversalità della rappresentanza di un sindacato come il SIBC. La nostra organizzazione infatti non esclude nessuna categoria per principio, ma cerca di curare le giuste aspettative di tutti, perché tutti hanno la stessa dignità fondamentale e tutti, pur avendo ruoli diversi e distinti, fanno parte di una stessa istituzione o di una stessa authority, la cui autorevolezza e reputazione sociale dipende dal contributo di ognuno.
LA PARI DIGNITA' FRA I COLLEGHI
Diversamente, saremmo non un sindacato ma una semplice organizzazione improntata su concezioni di pensiero materialistiche ed economicistiche, che considera il lavoro come una specie di merce che il lavoratore vende al suo datore di lavoro. Il pericolo sarebbe allora quello di trattare il lavoro come una “merce sui generis” o come una anonima “forza” necessaria alla produzione e l’errore inevitabile quello di dare prima di tutto importanza alla dimensione oggettiva del lavoro, ponendo quella soggettiva su un piano secondario.
Tale inversione dell’ordine delle cose si dimostra grave e pericolosa per un’organizzazione di lavoratori e per i lavoratori stessi perché porta a considerare i lavoratori non tutti allo stesso modo, non tutti con pari dignità, e a considerare, almeno qualcuno tra i lavoratori, prima di tutto come mero strumento di produzione e poi come persona. Tale situazione è dannosa anche per l’istituzione in cui si presta la propria attività lavorativa perché dividere il personale porta inevitabilmente alla ricerca dell’interesse particolare del solo gruppo che si rappresenta, perdendo di vista quello generale di tutti i colleghi, che comporta necessariamente l’esistenza di diverse categorie oltre a quella rappresentata.
Tutto ciò porta necessariamente ad un senso di smarrimento dell’orgoglio di appartenere ad un'unica grande istituzione, alla demotivazione personale e alla diminuzione della disponibilità a collaborare reciprocamente, nella diversità dei ruoli, al bene comune dell’istituzione cui si “appartiene”.
Gli iscritti al SIBC, a differenza di altri, non intendono assumersi la responsabilità di tali errori ontologici, che inevitabilmente minano la “coesione sociale” e il “senso di appartenenza” all’interno del nostro Istituto ed in ultima analisi alimentano la ricerca del solo interesse individuale.
Dall’esperienza storica il SIBC trae l’insegnamento che i sindacati sono un indispensabile elemento della vita sociale, della lotta per la giustizia sociale e per i maggiori diritti degli uomini del lavoro. Alla luce di quanto detto sulla dignità del lavoro, tale lotta deve essere vista come un normale adoperarsi per un bene comune: per il bene che corrisponde alle necessità e ai meritidegli uomini del lavoro e non come una lotta di classe, “degli uni contro gli altri”. Se nelle questioni controverse essa assume anche un carattere di opposizione agli altri, ciò avviene in considerazione del bene della giustizia sociale, e non per la lotta fine a se stessa oppure per eliminare l’avversario di classe.
Il lavoro ha infatti la caratteristica fondamentale di unire gli uomini; ciò costituisce la sua forza sociale, quella di costituire una comunità: l’unione degli uomini per assicurarsi i diritti che loro spettano, nata dalle necessità del lavoro, rimane un fattore costruttivo di ordine sociale e di solidarietà, da cui non è possibile prescindere.
Allo stesso modo, il SIBC è conscio che i giusti sforzi per assicurare i diritti dei lavoratori, che sono uniti dalla stessa organizzazione, devono sì sempre tener conto delle limitazioni che impone la situazione economica generale, ma anche, allo stesso modo, tener conto delle opportunità di stimolo e di sviluppo che le loro pretese possono avere sulla società in generale, per il suo stesso miglioramento. In questo senso l’attività dei sindacati entra indubbiamente nel campo della politica, intesa come una prudente sollecitazione per il bene comune. Al tempo stesso però il compito dei sindacati non è di fare politica nel senso che comunemente si dà oggi a questa parola.
INDIPENDENZA DALLA POLITICA: VALE PER LA BANCA, VALE PER I SINDACATI
Il SIBC sa che i sindacati non debbono essere dei partiti politici che lottano per il potere, e non dovrebbero neppure essere sottoposti alle decisioni dei partiti politici o avere dei legami troppo stretti con essi.In tali situazioni, infatti, essi perdono facilmente il contatto con ciò che è il loro compito specifico, che è quello di assicurare i giusti diritti degli uomini del lavoro nel quadro del bene comune dell’intera società, e diventano, invece uno strumento per altri e diversi scopi, quali quello della conquista del potere. Determinante è quindi l’indipendenza anche dall’esterno che un sindacato come il nostro può orgogliosamente affermare di godere, per poter meglio operare alla difesa di quegli interessi che sono propri del mondo del lavoro che rappresenta.