La manovra finanziaria del governo Monti avrà non soltanto riflessi rilevanti su ciascuno di noi come cittadino e come lavoratore, ma anche effetti diretti e indiretti sul nostro stesso ambito lavorativo in Banca d’Italia. Ne parliamo tra poco.
Dobbiamo intanto confessarvi che in Segreteria Nazionale del SIBC abbiamo un problema: siamo entrambi laureati in Economia e Commercio, entrambi laureati in una delle migliori università pubbliche italiane, uno addirittura con la lode, e tuttavia - non essendo banchieri, né “professoroni”, né “rettoroni” della Bocconi - proprio non riusciamo a capire questa manovra che è stata annunciata come una grande prova di rigore, di equità e di crescita.
Stavamo quasi per riprendere in mano i testi sacri di economia politica, poi abbiamo consultato siti come lavoce.info, dove scrivono fior di economisti, e abbiamo constatato che anche per loro la logica di questa manovra risulta piuttosto oscura.
E allora forse conviene dirci quel che non capiamo di questa manovra, perché può essere il modo di comprendere un sacco di cose.
Equità non pervenuta
Ad esempio: non capiamo che cosa c’entri l’equità con il fatto di non indicizzare le pensioni sopra i 1000 o 1400 euro - “ricconi” che non sono altro - e invece esentare dal c.d. “superbollo del lusso” delle automobili che non sono esattamente utilitarie, tipo le Porsche Cayenne.
Cosa c’entra con l’equità il decretare nottetempo che la conversione delle lire in euro va considerata improvvisamente fuorilegge, così da imporre una patrimoniale “ad capocchiam”?
Che c’entra con l’equità il fatto di non aumentare le tasse sui redditi molto elevati, ma incrementare l’addizionale regionale IRPEF che colpisce tutti (tutti coloro che dichiarano i redditi, s’intende)? Che c’entra con l’equità il fatto di aumentare del 2% l’IVA persino sui beni di consumo primario soggetti finora all’aliquota ridotta del 10%? Si tratta di pane non tradizionale, latte, pasta, frutta, verdura, non esattamente indicatori di privilegio e grandi capacità di reddito! Come se lo Stato dicesse: “Ah, ti compri una mela golden? t’ho beccato, evasore!” Oppure, con l’ICI sulla prima casa: “Possiedi un bilocale in periferia per il quale ti sei indebitato fino a 80 anni? Paga, evasore!”
A questo proposito, non capiamo nemmeno perché sia stato definito “decreto Salva-Italia”.
L’Italia non era “vicina alla catastrofe” (secondo l’espressione del Presidente della Repubblica) perché le pensioni da 1000 o 1400 euro si rivalutavano. L’Italia era vicina alla catastrofe perché in Italia c’è un’evasione fiscale su redditi non dichiarati allo Stato, stimati in 120 mld di euro l’anno, perché le mafie sono infitrate in una parte crescente del territorio (come ha sottolineato il giudice Caselli nel bellissimo convegno del SIBC dello scorso febbraio) e così facendo ottengono proventi illeciti per decine di miliardi ogni anno.
Se questi cancri non vengono aggrediti, e specie sull’evasione fiscale ci saremmo aspettati ben altre misure dai “professoroni” di governo, la catastrofe non l’abbiamo allontanata di un metro, ma resta sempre dietro l’angolo.
Effetti sulla nostra vita lavorativa
I problemi che si ripercuotono sul nostro ambiente di lavoro sono su almeno due livelli, li accenniamo oggi e ci torneremo sicuramente anche con l’anno nuovo.
I problemi che si ripercuotono sul nostro ambiente di lavoro sono su almeno due livelli, li accenniamo oggi e ci torneremo sicuramente anche con l’anno nuovo.
Primo, il prolungamento del tempo di lavoro richiesto a centinaia, forse migliaia di colleghi che avrebbero maturato i requisiti nel giro di poco tempo, e invece saranno costretti a rimanere a lavoro ancora per anni - il che naturalmente li farà indispettire non poco e tra l’altro farà sparire la funzione sociale dei nonni nella nostra società. E farà indispettire anche i giovani, che non soltanto andranno in pensione a 70 anni, ma vedranno sparire nel frattempo il naturale ricambio nei vari gradi, visto che tutti ormai andremo in pensione imbalsamati o accompagnati dal vice-assistente-badante. I colli di bottiglia esistenti per gli avanzamenti di tutti i gradi diventano ora a tutti gli effetti dei nodi scorsoi a danno del personale più giovane. Ricordiamo che in Banca d’Italia vige tuttora un sistema di carriere concepito quando si andava in pensione con 19 anni 6 mesi e 1 giorno di contributi, oggi invece puntiamo decisamente ai 50 anni di lavoro e le carriere non sono mai cambiate.
Secondo, perché provvedimenti come l’aumento secco dell’IVA e quello delle imposte sui carburanti faranno certamente salire l’inflazione, e con essa il danno arrecatoci dalla scellerata manovra con cui i nostri stipendi sono stati bloccati dall’adeguamento all’inflazione per 3 anni. In pratica: prima ci hanno bloccato gli stipendi rispetto all’inflazione, poi hanno preso una serie di misure che faranno crescere l’inflazione. Il cetriolo così raddoppia!
Saramago docet
Insomma, comprendiamo che alla fine pagano più o meno sempre gli stessi, e questo conferma ancora una volta quel che diceva il grande Jose Saramago: “non basta cambiare il governo, occorre cambiare il potere”. Nel frattempo, serve che, negli spazi di autonomia contrattuale che abbiamo, cerchiamo di far fronte a questa situazione e migliorare le prospettive professionali ed economiche per tutto il personale.Buona settimana a tutti voi.