Buongiorno a tutti,
quella appena trascorsa è stata la settimana delle prime volte: la prima volta che il nuovo Governatore incontra i sindacati; la prima volta che il Segretario Generale della Banca si cimenta in una newsletter a tutto il personale.
Sono temi meritevoli di attenzione, analizziamoli insieme.
Il Governatore ha salutato i rappresentanti del personale con un discorso di alto profilo, centrato sull’esigenza di rispondere all’interno alle aspettative dei colleghi e in particolare dei più giovani, sulla necessità di dare conto all’esterno delle ragioni della nostra esistenza e del nostro trattamento, sulle grandi, diversificate e crescenti responsabilità della Banca nell’Italia di oggi e sulla irragionevolezza di immaginare nuove riforme organizzative a breve distanza dalla precedente.
Un discorso di alto profilo, all’interno del quale ha anche aggiunto che sarebbe sempre meglio che i toni del confronto non si alzassero troppo, aggiungendo lui stesso - da persona intelligente qual’è - che “i toni alti fanno peraltro parte della fisiologia del confronto dialettico”.
Una frase che ci ha fatto molto piacere sentire, perché condizione essenziale affinché i toni non si alzino troppo è che l’Amministrazione non compia atti che ci costringono ad alzare i toni. Quindi l’abbiamo intesa come una richiesta ma anche come un impegno assunto con serietà da parte del Vertice della Banca.
I toni giusti
Poi, a prescindere dal governatore, consentiteci due parole per uscire dalla retorica dei toni bassi e dei toni alti. Per noi, i toni alti sono un po’ come il fischietto dell’arbitro. Se la partita è corretta e il gioco è leale, l’arbitro non usa il fischietto. Ma se l’arbitro entrasse in campo dichiarando di non avercelo proprio, il fischietto, farebbe un gran favore alla squadra meno leale, e incentiverebbe le scorrettezze. Tanto, nessuno fischia...!
Saper usare i toni alti serve a tutelare gli onesti e serve a tutelare i più deboli, che se non andiamo errati sarebbe più o meno il nostro mestiere. Scegliere di usare sempre e comunque toni bassi, e magari dichiararlo alla stessa controparte che pochi mesi fa unilateralmente ci ha bloccato gli stipendi per tre anni, serve invece a incarnare quella che il grande Paolo Sylos Labini definiva “la cupidigia di servilismo”. Ci manca tanto, Sylos Labini!
Le parole ci sono, ora passiamo ai fatti
Molto interessante anche la mail che il Segretario Generale della Banca d’Italia ha inviato a tutto il personale nella giornata di martedì, per illustrare i termini dell’accordo raggiunto con la maggioranza dei sindacati sui temi della maggiore efficienza aziendale, del contributo al fondo complementare e di Siparium.
Una mail che abbiamo molto apprezzato per due motivi.
Primo, perché è scritta in italiano, e non in bankitaliese, con un linguaggio chiaro e piuttosto comprensibile che ha fatto invecchiare di colpo quell’idioma burocratese che proviene direttamente dall’uomo di Nehanderthal, e da cui -ammettiamolo- sono affetti persino certi volantini sindacali.
Secondo, soprattutto, perché al di là della descrizione degli accordi raggiunti, ha aperto la porta al futuro. E nel futuro ha indicato la “necessità” della riforma degli inquadramenti e dei percorsi di carriera (la necessità, non la possibilità, o l’opportunità), ha indicato che l’obiettivo è definire “insieme alle forze sindacali” un “nuovo modello che soddisfi le aspirazioni del personale”.
Il SIBC, come vi abbiamo tante volte ricordato, sostiene da 17 anni la necessità della Riforma delle Carriere, quindi adesso, dopo queste parole molto chiare e altrettanto condivise, attendiamo l’Amministrazione alla prova dei fatti.
Noi siamo pronti a confrontarci e a sostenere il cambiamento, nell’interesse di tutti i lavoratori della Banca.
Continuate a seguire il SIBC, buona settimana a tutti voi.