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lunedì 26 agosto 2013

"Trascinati" e Segesi: il peccato originale

In un Paese dove ci sia spazio e opportunità per tutti, qualunque sesso, età e posizione sociale si abbia, ciascuno ha il diritto a una vita dignitosa, basata sul lavoro e sul merito, e a cercare di costruire un futuro migliore del presente. Senza cancellare diritti acquisiti dalle passate generazioni, ma riconoscendo la necessità di distribuire meglio ricchezza, lavoro, diritti e dignità.
Riteniamo sia necessario, anche in Banca, un grande cambiamento. Un cambiamento che abbia obiettivi condivisi tra i tanti portatori di un interesse “legittimo”, quelli onesti per essere più espliciti. Obiettivi definiti preventivamente attraverso un processo trasparente di leale confronto.
E' grave constatare come, a dispetto delle dichiarazioni di principio che accompagnano le promesse sulla futura "riforma delle carriere", la Banca ponga in essere atti gestionali che vanno nella direzione opposta.
Emergono infatti comportamenti dell’Amministrazione, centrale e periferica, che prescindono dal riconoscere ai singoli lavoratori il dovuto rispetto per la persona e per il lavoro prestato; spesso per scelta opportunistica, talvolta per incapacità gestionale.
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È per questo motivo che di recente - fra l'altro - abbiamo chiesto al Vertice della Banca di rivalutare le questioni che stanno pesantemente incidendo sulla capacità retributiva dei colleghi Segesi, in un’ottica di riconversione e inclusione che salvaguardi le prospettive economiche attuali ed eviti ricatti o imposizioni poco rispettosi della storia di questa categoria.
In attesa che la Banca dia seguito concreto ai grandi temi affrontati nel recente incontro con il Direttore Generale, l’Amministrazione ha inteso risponderci subito con un tartufesco comunicato nel quale afferma (traducendo dal rigido stile burocratese) che ciascun Responsabile di struttura può fare quello che sta facendo. Come se questo non dipendesse dalle scelte e dalle disposizioni impartite dal Direttorio, per conseguire risparmi e riduzione delle spese ad ogni costo. E così, si risparmia su attività sinora giustamente ritenute necessarie e produttive (ad esempio, vigilanza su ditte esterne e fornitori) e oggi depennate alla stregua di inutili sprechi da tagliare, ignorando qualsiasi impatto possa procurare l’assenza di controllo (caduta quali-quantitativa dei servizi pagati, minor sicurezza sul lavoro, impatto economico sul personale di banca).
Ed è altrettanto intollerabile che nell'Anno di Grazia 2013, in un prestigioso Istituto come il nostro, si debba assistere a scene che ricordano il “nonnismo” delle peggiori caserme. E' il momento di dire: basta!
I colleghi ex-Segesi o vice-assistenti con il trascinamento delle mansioni sembrano dover espiare qualche peccato originale. Utilizzati da alcune Direzioni come “garzoni di bottega” che devono andare sempre e comunque, col sorriso in bocca (altrimenti sono indolenti e scansafatiche), a soddisfare i bisogni di quel capufficio o di quell’altro o di entrambi contemporaneamente.
Devono aprire le finestre dell’ufficio segreteria, subito al mattino, anche se assegnati all’ufficio GSP, ampliare conoscenze e compiti, fare i centralinisti tra un pagamento e la prenotazione di un titolo di spesa, aprire la posta, fare la posta, fare sportello, contare banconote, fare ballettoni, spingere carrelli e mettere a posto i valori, frattanto dare una mano ai colleghi. Poi, alla sera, quando i Carabinieri incalzano, ricordarsi di restare a fare “straordinario” per chiudere le finestre lasciate aperte dai colleghi, sicuramente impegnati in compiti e attività molto più importanti. Il tutto gratificato dal richiamo giornaliero della direzione, integrativo di quelli dei titolari degli uffici. E poi a casa a riposarsi perché hai soltanto altri 42 anni, o quasi, da passare in questo modo (almeno nell’immaginario di qualche grande stratega aziendale). Ed è solo un esempio, dei tanti.
E ci giunge notizia che numerosi vice assistenti vengano esortati a fare di più “altrimenti la direzione sarà costretta a rivedere la valutazione”!
Basta. Adesso basta!
Per i giovani colleghi, e per i colleghi Segesi adesso tanto bistrattati, è prioritario ristabilire un clima di fiducia reciproca e rispetto, è prioritario ricostruire un ambiente di lavoro adeguato alla nostra storia. Se il Direttorio vuole rafforzare il ruolo che la Banca svolge al servizio del Paese, dovrà farlo con tutto il suo Personale, nessuno escluso.
È necessario un serio ripensamento dell’organizzazione e del modo di lavorare in Banca. Altrimenti l'agognata "riforma delle carriere", che la Banca indica come soluzione anche per i problemi delle categorie qui citate, non basterà a ricreare un clima sereno di lavoro e ripristinare quel perduto forte senso di appartenenza all’Istituto e spirito di servizio al Paese.
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Noi del SIBC sappiamo da che parte stare. E su questi argomenti torneremo per contrastare ogni sorta di abuso e indurre la controparte a negoziare soluzioni idonee a dare risposte positive alle legittime attese di tutti i colleghi, perché nessuno è "meno collega di altri".