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Bentrovati a tutti, siamo di nuovo qui, preparatevi a una serie di comunicazioni molto importanti nelle prossime settimane e - facile previsione - nei prossimi mesi.
E’ il caso di riprendere le fila del discorso da dove ci eravamo lasciati. Innanzi tutto, vale la pena di ricordare che il nostro contratto di lavoro è scaduto dal lontano 31 dicembre del 2009, quasi quattro anni fa. Altre categorie, certamente meno fortunate della nostra, per molto meno fanno fuoco e fiamme, qui invece "tutto va bene madama la marchesa".
Per fortuna, abbiamo un nuovo Direttore Generale che almeno sembra consapevole dei problemi, tanto che il 27 giugno scorso dichiarò che era ora di entrare nel vivo delle trattative per la riforma delle carriere e dell’orario di lavoro.
Il dottor Rossi aveva però anche confermato la volontà di procedere con il piano di chiusure prospettato ad aprile da Saccomanni, soltanto facendolo slittare a tempi e modalità “da definire”.
Il SIBC chiese, come sanno tutti anche se qualcuno fa finta di no, un fondamentale passo avanti in più. Ritirare quel progetto, non per tattica ma per davvero. Ciò significa, ritirare insieme a quel progetto la sistematica penalizzazione e discriminazione di tutto il personale, che ormai prosegue da anni sia dal punto di vista professionale che economico.
Solo in questo modo sarebbe certo che l'Amministrazione rinuncia davvero allo smantellamento della Banca d’Italia. Infatti, la riforma delle carriere e dell’orario di lavoro, e, aggiungiamo noi, anche il recupero del blocco triennale degli stipendi e il fondo complementare, costituiscono la migliore cartina di tornasole della volontà della Banca - e diciamola tutta, pure dei sindacati - di cambiare e costruire insieme ai lavoratori un grande progetto strategico per assicurare un futuro migliore all’Istituzione e a ciascuno di noi.
Il Direttore Generale, che - non dimentichiamo mai - è uno dei dieci uomini più saggi d’Italia secondo il decreto regio del Presidente della Repubblica, da persona molto saggia si prese "qualche giorno per pensarci su". Fine della premessa.
Ora, il problema è il seguente: quanto è “qualche giorno” per una persona molto saggia? Teniamo conto che, come diceva Confucio, “il saggio preferisce essere lento a parlare, ma pronto ad agire”, però se consideriamo le ferie e tutto il resto, due mesi sembrano un po’ tanti, anche per uno molto saggio.
Millequattrocentoquaranta ore di riflessione sono troppe, e non solo perché se uno saggio pensa così a lungo, poi noi che a malapena siamo normali rischiamo di non capirci niente, ma anche perché, mentre il saggio riflette, accadono cose che è bene fargli sapere.
Ad esempio, accade che a diverse Sedi regionali arrivi l’intimazione di stop immediato a lavori già decisi per la manutenzione degli stabili di alcune Filiali della regione. Ovviamente, si tratta di Filiali che la Banca aveva indicato essere destinate alla “chiusura” entro il 2015.
Ad esempio, accade che le promozioni interne, citiamo solo quelle dei Coadiutori promossi Funzionari di II, siano fatte con una logica che dà per fatto l'accorpamento delle Delocalizzate di Vigilanza nella Filiale di competenza. Se un Coadiutore passa l’esame sapendo che nella propria Filiale c’è un posto libero da F2 è contento, perché lì magari ha messo su famiglia, e invece sbaglia, perché i Direttori - che hanno la vista aguzza - quella sedia la vedono già occupata dagli F2 in via di deportazione dalle Divisioni delocalizzate. Risultato: deportazione per gli uni e per gli altri, quindi anche dei Coadiutori vincitori del concorso.
Ad esempio, accade che si creino inspiegabili ritardi nel rinnovo delle convenzioni con gli esercizi che svolgono servizio mensa per i lavoratori di alcune Filiali. Anche qui, ovviamente, si tratta di Filiali che la Banca vuole chiudere. Vorranno vincere le resistenze prendendoli per fame?
Accade che i carabinieri delle Filiali incriminate siano convocati d'urgenza per venire a sapere che la convenzione con la Banca d'Italia viene meno dalla fine del 2014, o dai primi mesi del 2015.
(Accade anche che stiano arrivando a scadenza le misure di sostegno per i primi colleghi coinvolti dalle chiusure, senza che la Banca abbia ancora accettato il confronto sul tema, previsto dagli accordi negoziali, ndr)
(Accade anche che stiano arrivando a scadenza le misure di sostegno per i primi colleghi coinvolti dalle chiusure, senza che la Banca abbia ancora accettato il confronto sul tema, previsto dagli accordi negoziali, ndr)
Ecco, sono solo alcuni esempi, gli ultimi dopo l’incontro del 27 giugno scorso, ma è bene citarli perché non è affatto detto che il Direttore Generale sia a conoscenza di come lavora sottotraccia la macchina dell’Amministrazione. In ogni caso, non possiamo continuare ad aspettare, perché i danni che si accumulano per tutti i settemila colleghi, anche e soprattutto quelli delle filiali interessate, crescono ogni giorno e se non si cambia strada diventano sempre più difficili da rimediare.
C’è da sperare, ma non ci facciamo troppe illusioni, che quella che a detta di tutti è la nuova alleanza sindacale delle larghe intese, Falbi-Cgil, prontamente importate pure da noi in nome dell'"autonomia dalla politica", nuova alleanza che però ancora non ha fatto outing con i colleghi, invece di scegliere l’immobilismo autolesionista, appoggi la nostra linea di costringere la controparte a costruire insieme e in trasparenza il futuro della Banca d’Italia e delle migliaia di persone (e famiglie) che la compongono.
Chiediamo quindi, al Direttore generale, di darci una risposta positiva per avviare un confronto leale, e di darla rapidamente. Noi alla saggezza di Confucio non ci arriviamo, al massimo possiamo aspirare a quella di Snoopy: “Non ha senso dire che è meglio tardi che mai. Tardi è tardi!”.
Per questo noi ci vedremo molto presto, con il SIBC!